martedì 6 maggio 2014

Quattro recensioni di inizio Maggio

Buondì cari Lettori,
oggi nuovo appuntamento con le recensioni cumulate delle letture che ho affrontato nell'ultimo periodo. Come sempre spero che possiate trovare interessanti i miei pensieri e, mi raccomando, non dimenticate di farmi sapere cosa ne pensate o se avete letto qualcuno di questi libri!




Il primo libro di cui vi parlo è un romanzo che volevo leggere da una vita ma che, per un motivo o per un altro, non ho mai avuto modo di affrontare. Finalmente, dopo continui rimandi e rinvii, l'occasione mi si è presentata con gli sconti Mondadori del 25%, a cui ovviamente ho prontamente partecipato! (avevate qualche dubbio a proposito!?)
I ponti di Madison County è uno di quei libri che, sulla sottoscritta, ha da sempre esercitato un fascino tutto particolare; un attrazione magnetica che nemmeno la visione del film che ne è stato tratto, e che io ho visto prima della lettura (e ho apprezzato profondamente perché trovo che abbia colto a pieno lo spirito del romanzo, nonostante le inevitabili differenze) è riuscita a spezzare . La lettura del libro di Waller ammetto quindi che un po' mi spaventava; sopratutto la lunghezza di appena centotrenta pagine avevo paure potesse sminuire la potenza e l'intensità dei sentimenti che dal film trasparivano così vividamente, merito anche dei bravissimi attori, e che sono stati il motivo principale che mi ha sempre spinta verso del libro. 
Invece mi sono dovuta ricredere praticamente su tutto e di questo non posso che esserne  molto felice. Il romanzo ha la stessa veemenza e concentrazione della trasposizione cinematografica e le centotrenta pagine sono sorprendentemente perfette e giuste per raccontare la passione e per sottolineare la drammaticità di un amore sbocciato e sfiorito in appena quattro giorni.
De I ponti di Madison County ho amato molti aspetti; è un libro che inaspettatamente è riuscito a insinuarsi sotto pelle e a trasmettermi vibrazioni particolarissime, ma in particolare ho amato la poeticità dello stile dell'autore che con poche ma efficacissime frasi riusciva a delineare una scena o una situazione. E contrapposto a ciò ho amato la violenza delle immagini descritte che, letteralmente, durante la lettura avevo stampate davanti agli occhi: il caldo soffocante, il soverchiante frinire delle cicale e la polvere alzata dai pickup di passaggio sulla strada.  
Ottimi anche i personaggi che ho trovato davvero unici e perfettamente ben delineati, combattuti e drammatici, innamorati e passionali.
In conclusione, quindi, scene piene di sentimento e di intensità ma che non cadono mai nel banale, e musicalità nello stile sono ciò che maggiormente ho apprezzato di più nel romanzo, che assolutamente mi sento di consigliare a chiunque, dai cultori del genere romance a chi cerca una storia d'amore intensa per trascorrere un pomeriggio: I ponti di Madison County sono sicura che riuscirà a strapparvi un sospiro anche a voi!

Coinvolgimento 5/5
Stile 5/5
Personaggi 5/5
Vicenda 5/5

Giudizio: 5/5



Il secondo romanzo di cui vi parlo appartiene invece a un genere completamente diverso: parliamo infatti di thriller. Non nasconderò le altissime aspettative che avevo a proposito di Susan a faccia in giù nella neve della pluriacclamata Carol O'Connell. Stiamo parlando di un romanzo piuttosto datato (1999) ma che ha riscosso un buon successo di pubblico e su Goodreads vanta voti davvero considerevoli per il genere al quale appartiene.
Ebbene, personalmente mi aspettavo un thriller adrenalinico, capace di inchiodarmi alla pagina, denso di rivelazioni e colpi di scena che, in un susseguirsi sempre più serrato di emozioni, arrivasse infine allo sconvolgente finale. Niente di più lontano dalla realtà. Mi spiace davvero ammetterlo perché, come forse avrete capito, credevo davvero nel libro della O'Connell e volevo davvero con tutta me stessa che mi piacesse, ma devo ammettere che Susan a faccia in giù nella neve è stata una mezza delusione. 
Riassumendo potrei dire che il principale difetto del libro è il ritmo del tutto inesistente, che per un thriller è praticamente tutto. La storia di fondo (non originalissima, questo è da sottolineare) sarebbe comunque risultata godibile se non fosse stato per le pagine e pagine del tutto accessorie che - posso dirlo? - mi hanno annoiata fin quasi a meditare più volte di abbandonare il libro. Solo la promessa dello sconvolgente finale mi ha tenuta aggrappata alla lettura.
La vicenda è stata trascinata attraverso un numero infinito di passaggi che potevano benissimo essere evitati a mio modesto parere, per concentrarsi invece solo su ciò di veramente interessante ai fini della storia. Lo stile piuttosto corposo e descrittivo dell'autrice, e la scelta stilistica di numerosi pov, non hanno poi certamente contribuito a snellire il tutto. La O'Connell getta in pasto al lettore dettagli su dettagli, anche di piani temporali differenti, ingarbugliando e strutturando la storia ma, al momento di tirare i fili di tutto, non riesce a imprimere incisività alla vicenda. E lo stesso discorso vale per i personaggi, che purtroppo rimangono piatti e piuttosto distaccati dal lettore, nonostante gli spunti di caratterizzazione - anche interessanti, ma purtroppo poco sfruttati - che l'autrice attribuisce ai protagonisti. Per i secondari invece non c'è gioco: piatti e molto accessori. Non mi sono piaciuti. 
E il finale? direte voi. Certo, il finale risolleva un poco le sorti del libro. Ma di sconvolgente c'è davvero poco, solo il giusto per inserire il romanzo della categoria del thriller. Personalmente ho letto thriller migliori negli anni passati. Sarà  che io sono cresciuta (letterariamente parlando) a pane e libri di Donato Carrisi, che le rivelazioni da mascella cascante ne mette una ogni due pagine, ma per quanto mi riguarda un buon thriller deve farti correre un brivido lungo la schiena e stamparti le pagine nel cervello. Se non lo fa allora è (forse) solo un buon libro. E questo è esattamente quello che penso di Susan a faccia in già nella neve: un buon libro, ma un thriller mediocre.

Coinvolgimento: 2/5
Stile: 3/5
Personaggi: 3/5
Vicenda: 3/5

Giudizio: 2.75/5



Il terzo romanzo di cui vi parlo è invece è uno ya di successo, apprezzato da moltissimi lettori e facente parte di una trilogia ormai conclusasi anche in Italia (strano ma vero!). Sto parlando di Chaos, secondo libro della Delirium trilogy,uscito dalla penna e dalla mente di Lauren Oliver. 
Tralasciando i motivi che hanno spinto l'editore a cambiare il titolo, che onestamente non ho compreso (e non so se mai riuscirò a farlo!), Chaos si è rivelato essere un buon proseguimento di serie e, a buon ragione, posso quindi accludermi nelle schiere di fan della trilogia. Ok, forse non tra i più infervorati, ma sicuramente tra quelli che l'hanno letto e che gli è piaciuto discretamente. Il mio interesse per la Oliver, infatti, fin dai tempi di Delirium che pure ho letto con curiosità e interesse, non è mai stato di quelli da strapparsi tutti i capelli o da countdown impaziente per l'uscita di un nuovo romanzo; i suoi libri non hanno mai scavato voragini nel mio cuoricino di lettrice, lasciandomi inerme per giorni e giorni dopo la fine della lettura. Insomma il mio interesse nei suoi confronti è più del tipo "una tranquilla passione", senza picchi di sentimenti o emozioni da cardiopalma. Ma devo comunque sottolineare che la Oliver sa quel che fa, sa cosa vuole dire e come dirlo. Trovo infatti il suo stile estremamente musicale e poetico, capace di scene davvero intense, vivide e bellissime. E questo è uno dei motivi per cui apprezzo moltissimo i suoi libri: leggerli mi procura uno strano senso di benessere, uno staccamento dalla realtà non eccessivo ma sufficiente affinché possa immergermi, per qualche ora, in un altro mondo. Contemporaneamente a ciò va però anche detto che, a volte, questo suo stile impatta in maniera abbastanza corposa sul ritmo, che si perde un poco nel corso della narrazione. Personalmente, inoltre, trovo le sue storie leggermente prevedibili e Chaos è un chiaro esempio di entrambi gli aspetti. Ottimo è stato lo stratagemma dell'alternanza dei capitoli tra presente e passato, che ha dato - scusate il gioco di parole - ritmo al ritmo, smussando in parte il problema, ma per la prevedibilità invece niente da fare: non dico di aver avuto in mente tutto fin dall'inizio ma quasi...non so voi, ma io non ho mai creduto alla morte di Alex, dalla fine del primo al libro e per tutta la durata di questo. 
In conclusione, quindi, posso dire di aver trovato Chaos superiore a Delirium e per diversi aspetti. Ho apprezzato il finale, mi sono piaciuti i personaggi (anche se devo ancora capire che cosa ci trovi Lena in Julian) e la vicenda, che sebbene sottenda alcuni elementi che non mi hanno convinto in pieno in quanto a background, l'ho comunque trovata ben delineata e piena di potenzialità che spero la Oliver colga con il prossimo volume.

Coinvolgimento: 4/5
Stile: 5/5
Personaggi: 5/5
Vicenda: 4/5

Giudizio: 4.5/5



Il quarto e ultimo romanzo di cui vi parlo, invece, è stato anche la mia ultima lettura, un urban fantasy che da tanto (forse troppo) tempo aspettava il suo momento: Il segreto del libro proibito di Karen Marie Moning. Se mi seguite da un po', saprete certamente che l'urbana fantasy misto al paranormale romance è stato stato uno dei generi letterari che mi ha accompagnato per un lungo periodo di tempo in passato e che con piacere ho letto e apprezzato. Da un paio di anni a questa parte, però, avevo cominciato a non provare più certe emozioni che invece in precedenza avevano determinato il successo del genere su di me. Sarà perché ne avevo letti davvero in quantità industriale e che alla lunga si diventa lettori talmente esigenti che raramente si riesce a trovare qualcosa che ci soddisfi a pieno, ma il dato di fatto rimaneva: la lettura dell'urban fantasy non mi entusiasmava più come prima. Trovavo moltissimi romanzi dalle sottotrame pressoché uguali, spesso scritti mediocremente e che non riuscivano più a entusiasmarmi e a prendermi come all'inizio. Perciò ho deciso di darci un taglio, prendermi una pausa di riflessione dal genere e concentrarmi su altro. A malincuore ho persino abbandonato serie, Lords of the underwords, Midnight Breed, Night Huntress solo per citarne alcune, il cui acquisto e lettura non rientravano più tra le mie priorità. 
Potrete quindi capire con quanta diffidenza mi sia avvicinata a questo romanzo, convinta di trovarmi di fronte all'ennesima delusione. Non so se sia stata la mia mancanza completa di aspettative al riguardo o l'effettiva bravura dell'autrice, forse la lontananza dal genere ha determinato un reset completo della mia memoria a riguardo, ma sorprendentemente Il segreto del libro proibito mi è piaciuto e anche parecchio. L'ho trovato coerente, ben strutturato, dinamico, approfondito ma anche ironico nei punti e nei momenti giusti, sensuale e oscuro quanto basta, e con una punta di dramma assolutamente ben gestita. La storia, pur trattando di esseri fatati (dunque nulla di estremamente originale), è riuscita comunque a coinvolgermi regalandomi momenti di vera ilarità mista ad altri nettamente più concentrati e seri. Lo stile della Moning mi è piaciuto molto, l'uso della prima persona è stata una scelta davvero azzeccata sopratutto perché il personaggio di Mac, narratrice della sua stessa vicenda, è davvero unico e frizzante, originale e assolutamente ben delineato. Ho amato particolarmente poi l'utilizzo di anticipazioni che lasciano intravedere un disegno più grande della trama e spero altrettanto ben strutturato di questo primo capitolo. 
Non nego che alcuni stereotipi del genere ci sono, sopratutto per quanto riguarda i personaggi di Barrons e V'lane, ma tutto sommato non mi hanno infastidito e anzi, rispetto ad altri romanzi che ho letto in precedenza, sono piuttosto contenuti. 
In conclusione quindi, la Moning è stata davvero una piacevolissima sorpresa (o riscoperta, parlando del genere), che assolutamente consiglio a tutti se ancora ci fosse qualcuno/a che non l'ha letta....e ora corro a procurarmi i restanti volumi della serie!! :)

Coinvolgimento: 5/5
Stile: 5/5
Personaggi: 5/5
Vicenda: 4/5

Giudizio: 4.75/5


2 commenti:

  1. Ciao, ho letto la tua recensione di Chaos e magari gli darò una possibilità, Delirium non mi era piaciuto, se non per gli ultimi 2 capitoli, troppo noioso per essere un distopico, non so, però forse fa ben sperare e come hai detto tu è una delle poche serie finite di pubblicare quindi merita una possibilità. Invece Fever la stra-adoro e più vado avanti nella lettura, più mi innamoro, soprattutto grazie a Mac, personaggio secondo me meraviglioso

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  2. Voglio assolutamente il primo :)
    Chaos mi era piaciuto, ma il seguito è stato fiacco. Il thriller, come sai, non lo ricordo molto, ma mi aveva abbastanza convinto, all'epoca.

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