lunedì 11 febbraio 2013

Recensione - Il colore del latte

Cari Lettori,
ecco la recensione del giorno!

IL COLORE DEL LATTE
NELL LEYSHON
CORBACCIO 
178 PAGINE
14.90 €
ED. RILEGATA



Trama
(dalla copertina)

È la primavera del 1831 quando Mary incomincia a scrivere la sua storia. Scrive lentamente, ci vorranno quattro stagioni perché racconti tutto. Ma non importa: scrivere è diventato un bisogno primario per lei, come mangiare e dormire. Viene da una famiglia di contadini, ha quindici anni, una gamba più corta dell'altra e i capelli chiari come il latte. Conosce solo la fatica del lavoro nei campi, proprio come sua madre, suo padre e le sue sorelle. Conosce solo il linguaggio della violenza, che il padre le infligge se non lavora abbastanza. Ma ha un cervello lucido e una lingua tagliente. Un giorno il padre la allontana di casa perché il vicario vuole una ragazza che accudisca la moglie malata. Mary non vuole abbandonare l'unica vita che conosce, ma non ha scelta. E nella nuova casa imparerà a scrivere, e scrivere rende liberi anche se la libertà ha un prezzo.

Commento Personale

Capita sempre prima o poi, quando ti trovi a dover dare giudizi sui libri, quella lettura che ti lascia interdetta, stordita e confusa. Il colore del latte è sicuramente una di queste. Ho lasciato passare volutamente alcuni giorni dalla fine della lettura alla scrittura del mio giudizio, ma è stato tutto inutile: la confusione che avevo alla fine dell'ultima pagina continua a tormentarmi anche ora. Concludere il libro di Nell Leyshon è stato per me traumatico e al contempo liberatorio. E' strano pensare come un libretto di sole centosettanta pagine abbia saputo creare così tanto disturbo nella mia mente eppure è proprio quello che è capitato. Sicuramente il riuscire a suscitare emozioni - di qualunque tipo esse siano- è per una lettura un punto imprescindibile, peccato però che in questo caso non siano del tutte positive (anche se non pienamente negative, a onor del vero). Leggere di Mary e della sua storia è stato come guardare un film, osservarne ogni singolo fotogramma fino alla fine - interessata e curiosa, desiderosa di sapere dove la Leyson sarebbe andata a "parare"- e poi, non capirne il finale. Sono tornata indietro, ho riletto con ancora maggiore attenzione, ma alla fine è stato inutile.Il perchè fondamentale di questo romanzo mi sfuggiva, si nascondeva e io non sono riuscita a trovarlo. Credo non ci siano dubbi sul fatto che Il colore del latte sia un libro sui generis e, forse, per me è stato questo il problema: così sofisticato, così etereo da risultare incomprensibile e senza senso.Sarà stata colpa mia? Indubbiamente. Come amo ripetere fino alla nausea, la lettura è soggettiva, ognuno nei libri ci legge dentro qualcosa di diverso. E per fortuna! Quello che però, nelle intenzioni dell'autrice, avrei dovuto leggerci ancora non l'ho capito e non credo che ci riuscirò mai, dato quanto io e romanzi del generi siamo distanti in termini di comprensione: due rette parallele,destinate a non incrociarsi mai. Non nego che sono ancora un po' risentita per questa lettura, sarà che ci speravo proprio che mi prendesse il cuore e la mente, sarà che in giro ci sono così tanti libri che vorrei leggere al contrario del tempo che ho a disposizione che quando incappo in letture del genere mi maledico per aver tentato così la impunemente la sorte, però il risentimento è sicuramente uno dei sentimenti dominanti nei confronti di questa lettura. E' difficile  per me riuscire a parlarvene senza fare riferimento agli aspetti concreti che mi hanno infastidito, è come descrivere un oggetto senza mai farne il nome, ma fidatevi se vi dico che Il colore del latte non è una lettura per tutti e che non tutti capiranno. Io per prima. Ma non è forse questo il bello della letteratura?

Coinvolgimento

Scarso. La storia che l'autrice ci propone non ha nulla di particolare o originale  Già sentita, già letta. Inoltre tutta la vicenda è ridotta all'essenziale, nessun condimento di nessun genere. Prevedibile e piatta non mi ha coinvolta praticamente mai, annoiandomi per gran parte del tempo. 2/5

Stile

Questo aspetto merita che io spenda decisamente qualche parola a riguardo. 
Tutti i commenti entusiasti che ho letto  riguardo questo libro - e che poi sono stati la leva principale grazie alla quale mi sono convinta a leggerlo- si riferivano allo stile particolare e magnetico. Per quanto mi riguarda, lo stile è la parte più strettamente caratterizzante di un autore, è come prendere le impronte digitali di una persona: uniche. Non si può cambiare lo stile con il quale una persona scrive ed è proprio lo stile che caratterizza lo scritto. In questo caso però, l'autrice ha volutamente ricercato uno stile sgrammaticato e incorretto proprio di chi - come Mary, la protagonista - ha appena cominciato a scrivere. Mancanza di lettere maiuscole, errori sintattici, mancanza di punteggiatura sono tutti elementi che Nell Leyshon ha volutamente riportato per dare l'idea della difficoltà con la quale Mary deve misurarsi per raccontare la sua storia. Tralasciando il fatto che, in ogni caso, ci sarebbero dovuti essere anche errori grammaticali, per rendere davvero verosimile il testo - dato che questo mi sembra il fine ultimo delle scelte dell'autrice- anche se poi probabilmente il tutto sarebbe stato illeggibile; la questione principale rimane: come si fa a dare un giudizio su uno stile del genere? Personalmente, la cosa invece di farmi gridare al capolavoro, mi ha fatto solo innervosire. Riuscire a seguire la vicenda è stata per me una sofferenza, un lungo flusso di pensieri del quale è stato difficile capire il filo logico e che ha avuto, come rovescio ingombrante, l'assoluta piattezza dei personaggi e, ovviamente, nessuna descrizione! Voglio naturalmente sperare che l'autrice non scriva così anche nella realtà dei fatti, ma poichè il mio giudizio è su quello che leggo e, dato che ciò non mi ha trasmesso nulla ma anzi al contrario ha peggiorato il livello della mia lettura, non posso che non gradire affatto le scelte stilistiche proposte. Sarò io poco sofisticata? Probabilmente è così ma a me non è piaciuto! 2/5

Personaggi

Come ho detto prima, lo stile impedisce di avere una caratterizzazioni precise dei personaggi. Esclusa Mary di cui conosciamo i pensieri (e di cui comunque io non ho compreso le scelte!) di tutti gli altri abbiamo solo descrizioni superficiali che inevitabilmente portano a stereotipizzioni. Mary ha tante sorelle ma a parti piccoli dettagli, non conosciamo nulla di loro, così come della madre e del padre, due persone rudi ma che la vita misera ha inevitabilmente portato ad agire in quel modo. Sarebbe stato bello sapere cosa pensavano, i loro conflitti interiori, le loro scelte e le privazioni che hanno dovuto affrontare nel corso degli anni. Sarebbe stato bello avere una visuale più ampia della galleria dei personaggi ma purtroppo non ci è stato dato saperlo! E dire che, probabilmente, una caratterizzazione più accurata avrebbe certamente portato a una maggior comprensione delle scelte operate dai personaggi! 
Tuttavia, ho detto prima che il romanzo aveva anche dei punti positivi, e questo è al contempo uno, forse l'unico, aspetto positivo di tutta la vicenda. Nonostante tutto, infatti, i personaggi arrivano. Per vie traverse, non subito o immediatamente ma arrivano. Intendiamoci, io non ho compreso in ogni caso alcune scelte operate - sopratutto da parte di Mary- ma i sentimenti che animano il libro, quelli si, arrivano al lettore forti e chiari. 3/5

Vicenda

Scarna e molto essenziale. L'autrice non sviluppa nessuno dei punti in cui invece avrebbe potuto. Ciò porta inevitabilmente a linearità e "povertà" che per me non è affatto un punto di merito. E' inoltre prevedibile nel suo evolversi anche se è risultata, al contrario, incomprensibile per le scelte operate dai personaggi, sopratutto nel finale che mi ha lasciato a dir poco interdetta. A mio modesto parere si sarebbe potuto fare decisamente di meglio! 2/5

(Cover:La cover italiana mi piace davvero molto, più che quella originale che trovo abbastanza banale. Adoro i colori usati e inoltre rimanda a una scena del romanzo molto bella in cui appare abbastanza chiaramente il modo di essere della protagonista 4/5)



Consigliato? Domanda difficile. Anche se tenderei a dirvi no, vi dico invece: dategli una possibilità perchè può essere che sappiate apprezzarlo più di quello che sono riuscita a fare io. E il motivo è uno solo: se fosse stato un pessimo libro, non avrei avuto proprio niente da scrivere, mentre la prolissità di questo pensiero dimostra, al contrario che, in ogni caso, il libro della Leyshon ha raggiunto un obiettivo fondamentale: lasciare un segno nel lettore.

Giudizio: 2.75 /5


8 commenti:

  1. Non mi attirava nemmeno prima però adesso che ho letto la tua opinione mi interessa ancor meno! Brava la recensione è scritta molto bene. Grazie per la dritta sul libro.

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  2. mi incuriosiva, ora non ne sono più cosi sicura O.o

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  3. Pensavo fosse bello e invece si è rivelato tutt'altro.. però come dici tu una possibilità gliela si può dare, magari senza tante aspettative! ;)
    A presto!
    PS: Anch'io ho un blog che parla di libri! :D Ecco il link: http://libri-ehr.blogspot.it/

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  4. Urca!
    La tua recensione mi ha fatto ricordare all'istante un libro di cui tutti parlavano bene, che si è rivelato uno scoglio. Faticavo a leggerlo, andavo avanti poche pagine per volta convincendomi che poi sarebbe migliorato, che sarebbe successo qualcosa che mi avrebbe fatto cambiare idea. Ancora oggi aspetto.

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  5. Ho dovuto leggerlo a tappe forzate, altrimenti lo avrei lasciato perdere. Il sentimento è lo stesso uguale anche per me, Alessandra, solo che in questo caso, avendo solo 170 pagine il libro, è stato chiaro fin dall'inizio che non eravamo sulla stessa lunghezza d'onda

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  6. Ho finito di leggerlo da una decina di minuti (non so neanche perché mi ci sia buttata sopra, non era mia intenzione, volevo leggere altro ma questo era accanto a me. La pigrizia ha vinto: l'ho iniziato, l'ho finito e in tutto saranno trascorse un paio d'ore). Vabbé, scrivo per dire che anche io sono un po' interdetta dalla lettura. Forse sono riuscita ad apprezzarlo un po' di più, mi è piaciuta l'evoluzione di Mary e il finale che l'autrice ha dato, ma ciò non toglie che la lettura è stata "strana". Sono sul 3-3,5 stelline, ma lo capirò solo quando proverò a recensirlo :)

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  7. Oh bene bene. Ho iniziato a leggere "Il colore del latte" l'altra sera... Ci ho messo circa mezzora a leggere le prime pagine, dopo di che ho sbuffato, ho chiuso il libro e non l'ho più riaperto.
    Proprio non mi piace lo stile e questo modo di scrivere così particolare, non mi emoziona e soprattutto non mi coinvolge per niente.
    Non so nemmeno se lo riprenderò in mano....

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  8. Alessia, come ti capisco! Io mi sono sforzata di andare avanti nella remota ipotesi che potesse migliorare, ma non c'è stato nulla da fare...peccato veramente, avevo grandi aspettative! :(

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